LUNGOMETRAGGI
Dei 34433 lungometraggi sottoposti a censura dal '44 a oggi, non hanno ottenuto il visto di censura 274 film italiani, 130 americani e 321 provenienti da altri paesi. 10092, invece, sono stati ammessi dopo modifiche. Quasi un terzo del totale, dunque. Eppure la revisione dei film finiti da parte del Ministero era solo la punta dell'iceberg, perché il grosso del lavoro censorio si svolgeva a monte, sulla sceneggiature, con i modi della contrattazione tra uffici dello Stato da un lato, e produttori e registi dall'altro. Amichevoli consigli, moral suasion la si direbbe oggi: assai irrobustita, però, dal fatto che l'approvazione dei copioni era condizione necessaria per richiedere i crediti agevolati da parte della BNL, né i premi ministeriali, né il riconoscimento delle coproduzioni. Insomma, senza l'approvazione del ministero il film non poteva partire. Alcuni autori che tentarono una via produttiva indipendente, come Fellini e Lattuada per Luci del varietà o Lizzani per Achtung! Banditi!, furono puniti con il rifiuto parziale o totale da parte delle commissioni di censura. Sono molti, comunque, i film che incappano nei tagli censori, soprattutto per immagini ritenute troppo osé, ma anche per riferimenti alla politica, alle forze dell'ordine, per scene di violenza troppo cruda. I grandi casi del decennio, già studiati nel progetto Italia Taglia, sono La spiaggia e Totò e Carolina.
Il momento di massima tensione si avrà man mano che i costumi evolveranno, e dunque negli anni del boom, di un cambiamento (anche generazionale) del pubblico, di un equilibrio mutato tra politica e cinema. Tutti i grandi film d'autore del periodo conoscono problemi con la censura: Rocco e i suoi fratelli, La dolce vita, L'avventura, Dolci inganni, La ragazza in vetrina, Il gobbo, Odissea nuda e tanti altri, per tacere delle interrogazioni parlamentari e delle battaglie giudiziarie che riguardano La dolce vita o La ricotta. Dieci anni dopo, le ultime resistenze verranno non tanto dalla censura quanto da settori della magistratura, che cercano di opporsi al mutare dei costumi con sequestri e processi. Sono gli anni della Trilogia della vita e di Ultimo tango, ma anche (per dire) di All'onorevole piacciono le donne con Buzzanca. E di lì a poco, l'arrivo dell'hard core cambierà ancora le cose, inaugurando per qualche anno un precarissimo equilibrio tra legalità e illegalità, film respinti e copie truffaldine presentate in censura, film proiettati senza visto e altri con titoli cambiati.
Da allora, il lavoro della censura smette di essere eclatante e centrale, anche se continua, specie nelle contrattazioni sui divieti ai 14 o ai 18 anni. L'ultimo "caso" censorio è stato, ormai tanti anni fa, Totò che visse due volte di Ciprì e Maresco, mentre l'ultimo film a non ottenere il visto di censura (l'unico, negli anni 2000) è stato Morituris di Raffaele Picchio, del 2012.
Emiliano Morreale